"Ogni volta che guardo nell’obiettivo, non vedo solo un’immagine da comporre. Cerco la verità. Quella che spesso si nasconde dietro un gesto semplice, una voce rotta, una luce che cambia."
C’è un modo silenzioso di raccontare le cose.
Un modo che non ha bisogno di effetti speciali, ma solo di tempo, sguardo, verità.
Pamela Chezzi è così: osserva prima di parlare, ascolta prima di domandare. E poi racconta. Con la voce, ma soprattutto con le immagini. Inviata per il format "Emozioni del Sud", è una videomaker capace di entrare in punta di piedi nelle storie degli altri. Non si limita a registrare: lei restituisce, interpreta, mette in luce ciò che spesso sfugge all’occhio frettoloso. La sua è una narrazione che sa fermarsi nei dettagli: un gesto, uno sguardo, un tramonto che vibra più di mille parole.
In questa intervista, ci ha aperto il suo mondo. Un mondo fatto di passione, radici e immagini che parlano.
Buona lettura!
Scopriamo insieme il mondo di Pamela Chezzi
Intanto puoi seguire, prima di leggere la sua intervista, Pamela Chezzi sui social:
Instagram: https://www.instagram.com/pamelachezzi/
Facebook: https://www.facebook.com/pamela.chezzi
Ma iniziamo da qui...
Prima di tutto, voglio fare un ringraziamento doveroso ad Alessandro per avermi invitata a rispondere a queste cinque domande per Blogalmente. Per me è una piccola grande emozione, perché è la prima volta che qualcuno mi “intervista” e lo sento come un riconoscimento che mi onora.
Ecco la sua intervista
Pamela Chezzi ha risposto alle classiche 5 domande in stile "Diaologamente" e in stile BlogAlMente.
Andiamo a leggerla insieme!
D- Pamela, sei inviata per "Emozioni del Sud", ma anche videomaker apprezzata. Quando racconti un luogo o una storia, cosa viene prima: l’immagine che hai in mente o l’emozione che vuoi trasmettere?
Grazie per avermi definita “videomaker apprezzata”. Mi fa sorridere, perché in realtà tutto è cominciato ben prima del videomaking in senso tecnico. La mia passione è nata circa dieci/dodici anni fa, ma prima di imparare i software, le inquadrature o il montaggio, ho imparato ad amare i “video” che raccontano e che fanno memoria. Ho cominciato con piccoli video che valorizzavano il mio territorio, spinta da un amore profondo per il Salento, per le nostre radici, per tutto ciò che ci è stato lasciato in eredità da chi è venuto prima. Parlo di tradizioni, di riti, di gesti quotidiani che rischiano di andare persi. E questo, secondo me, non possiamo permettercelo. La voglia di raccontare nasce proprio da questo: dal desiderio di far conoscere, soprattutto ai più giovani, com’era la vita un tempo…per restituire valore a tutto quello che ha costruito la nostra identità. Quindi sì, quando racconto una storia, viene prima l’emozione. Solo dopo arriva l’immagine giusta, il taglio, il montaggio. Ma il cuore…quello batte sempre per primo.
D- Dietro ogni tuo video si percepisce uno sguardo che osserva in profondità, mai in superficie. Da dove nasce questa sensibilità? È qualcosa che si impara o che si coltiva, giorno dopo giorno?
Intanto grazie, davvero… mi fa piacere sapere che questo mio “sguardo profondo” arrivi anche dall’esterno. Grazie Alessandro per averlo colto, perché per me è un riconoscimento grande e non scontato. Questa sensibilità nasce da quella che sono, da quella Pamela che a volte può sembrare leggera, ma in realtà è profondamente emotiva. È qualcosa che mi porto dentro da sempre. Mi definisco empatica e sono felice quando questa profondità riesce a emergere dal modo in cui racconto. Non credo che la sensibilità si possa “imparare”. Ma sì, credo fortemente che si possa coltivare, ogni giorno, scegliendo di restare in ascolto, anche quando è più facile andare veloci e restare in superficie (vedi i social di oggi). Per me è stato così: ho continuato a fare video anche quando nessuno li guardava, quando i marketer mi dicevano: “Ma esattamente, cosa stai vendendo?”.
La verità è che non stavo vendendo nulla, ma stavo dando voce a qualcosa. E ho continuato a farlo. Ho continuato anche quando nessuno mi chiamava.
Ad un certo punto, è successo: le persone hanno cominciato ad accorgersene. E allora ho capito che nutrire quella parte profonda di me, ogni giorno, era la scelta giusta. Del resto… quando desideri qualcosa davvero, prima o poi i risultati arrivano. Basta avere il coraggio di cominciare.
D- Tra tutti i frame che hai raccolto, c’è un momento che non dimenticherai mai? Un attimo “imperfetto” ma vero, che ha fatto vibrare anche la tua voce interiore?
Sì, assolutamente. Tra tutti i frame che ho raccolto, ce n’è uno che porto nel cuore ed uno tra i tanti frame del video sulla Guglia di Soleto. È uno dei primi video che ho realizzato per pura passione e ancora oggi mi dà un senso profondo di appagamento. Vivo a Soleto da circa otto anni, anche se sono originaria di Aradeo, e sentivo il bisogno di restituire valore a qualcosa che, nel tempo, era stato un po’ dimenticato. Quando ho iniziato quel progetto, ho preso il mio drone, ho girato le immagini, ma non mi sono fermata lì. Ho avuto accesso ad alcuni archivi, mi sono documentata, ho studiato… perché volevo riportare in luce la leggenda della Guglia e del Tafuri, che trovo sublime! Durante tutto il processo, mi son sentita euforica. Come se tutto si stesse allineando. Quando poi ho condiviso il video, le persone intorno a me hanno reagito con entusiasmo, si sono emozionate e lo hanno fatto girare. È diventato un qualcosa che ha risuonato nel paese per giorni e giorni. Quel video non era perfetto ma era fatto col cuore. Per la prima volta ho sentito dentro di me una voce che diceva: “Pamela, questa sei tu. Questo è quello che vuoi fare. E forse questo è anche ciò che sai fare bene.”
D- Il Sud che racconti non è solo geografico: è un Sud di gesti, dettagli, accenti. Come scegli cosa mostrare e cosa lasciare fuori dall’inquadratura? Cosa, per te, rende davvero “cinematografica ”una storia?
Mi piace dare valore a quello che siamo, nella nostra quotidianità, quindi gli usi, i costumi, le mani che si muovono, i sorrisi appena accennati… Scelgo dimostrare ciò che è vero, anche quando non è “perfetto”. Anzi, soprattutto quando non lo è. Non inseguo il bello patinato ma la verità. Anche se a volte è poco video genica… è quella che lascia il segno! E cosa rende cinematografica una storia? Che si tratti di un grande evento odi una semplice inquadratura, sono i particolari a fare la differenza: quel riflesso di luce, le mani delle persone, i volti assorti nei loro pensieri… Ecco, per me lì c’è il vero cinema. In quei frammenti che raccontano la vita vera.
D- Se dovessi raccontare Pamela Chezzi attraverso un video di 30 secondi, senza parole ma solo con immagini e suoni, cosa ci sarebbe dentro?
Se dovessi raccontarmi in un video di 30 secondi, senza parole, ma solo con immagini e suoni… beh, comincerei da dei piedi nudi che ballano. Un suono ritmato incalzante, quasi una pizzica, tamburelli tra mani forti… Poi ci sarebbero delle riprese da una macchina in corsa, che attraversa i nostri paesaggi meravigliosi… ora sto immaginando la strada che da Otranto porta a Porto Badisco, uno dei miei luoghi del cuore. Mi vedo anch’io in quel video, magari di spalle, mentre percorro quella stessa strada. Ogni tanto mi volto, con un sorriso appena accennato, quasi un invito a seguirmi, a lasciarsi guidare attraverso tutta questa bellezza. Ci sono ancora pescatori al porto, le voci, i gabbiani, il sole che batte. Insomma… devo dire che potrei già mettermi al lavoro per realizzare un video spot… no?
Conclude Pamela Chezzi:
Grazie di cuore ad Alessandro. Rispondere a queste domande è stato un vero piacere,perché come spesso accade nella frenesia della vita di oggi ci si concede poco tempo perguardarsi indietro e rivedere il proprio percorso con occhi più consapevoli. Tu me ne haidato l’occasione, e ti ringrazio. Anche solo per qualche ora, ma è stato davvero bello. Bello e prezioso.
Pamela
Note finali all'intervista
Le storie più vere non fanno rumore, ma restano.
Grazie, Pamela, per aver condiviso con noi il tuo modo silenzioso e profondo di guardare il mondo.
È stato un viaggio fatto di luce, pause e verità.
Testo di Alessandro Bagnato per Blogalmente www.blogalmente.blog
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