Alessandro Bagnato
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26 Oct
26Oct

 Diamo spazio e voce al territorio

Le antiche Palombare: testimoni silenziose di un tempo che non c’è più


 Introduzione 

Tra le campagne del Salento, lungo la strada che collega Otranto a Uggiano La Chiesa, resistono le antiche Palombare: costruzioni in pietra che raccontano un passato fatto di lavoro, rispetto e comunità. Un patrimonio silenzioso che oggi ci invita a riflettere su ciò che la modernità ha portato… e su ciò che ha tolto.


Antica Palombara visibile sulla strada Uggiano La Chiesa - Otranto, in direzione rotatoria per Casamassella.

 Un paesaggio che parla di storia

Chi percorre oggi la strada che da Otranto porta a Uggiano La Chiesa, all’altezza del bivio per Casamassella, non può fare a meno di notare — quasi come un’apparizione dal passato — una delle antiche Palombare.

Sono lì, immerse nella campagna, a ricordarci un tempo diverso: più semplice, ma anche più autentico.Un tempo in cui queste strutture rappresentavano un elemento comune del paesaggio salentino. Le Palombare, costruite in pietra a secco, spesso a pianta circolare o quadrata, erano destinate all’allevamento dei colombi. Un piccolo mondo rurale, dove la quotidianità era fatta di gesti concreti, di mani che lavoravano la terra e di famiglie che condividevano valori, fatica e solidarietà.


Il tempo della lentezza

In quel mondo, il tempo aveva un ritmo diverso.

Le persone si conoscevano, si aiutavano, si rispettavano.

C’era un senso civico spontaneo, una forma di educazione naturale che nasceva dalla consapevolezza di vivere insieme, nello stesso territorio.Oggi, di quel mondo rimangono solo i segni. Le Palombare resistono come sentinelle di pietra, immerse nel silenzio delle campagne, a ricordarci che la modernità — pur portando comfort, connessioni e progresso — ci ha anche tolto qualcosa.Abbiamo perso la lentezza, la reciprocità tra le persone, il rispetto tra le famiglie, la profondità dei legami.

Oggi siamo più connessi, ma meno uniti.

Più informati, ma meno attenti.

Più rapidi, ma meno presenti.


“Stavamo meglio quando stavamo peggio”?

Guardare una Palombara significa fermarsi un istante e chiedersi se, in fondo, stavamo meglio quando stavamo peggio.

Forse sì.

Perché in quel “peggio” c’era la genuinità dei rapporti, la forza dei legami, la dignità di chi sapeva vivere con poco, ma bene.Quelle pietre, oggi, ci parlano di radici.

Ci ricordano che la vera ricchezza non era nel possesso, ma nella relazione: con la natura, con gli altri, con la propria comunità.

Da osservare e meditare su ciò 

che è stato e che non ci sarà più!

 Le pietre che parlano

Oggi quelle antiche torri meritano di essere guardate con occhi nuovi. Non come ruderi, ma come testimoni di civiltà.

Ogni Palombara è una pagina di storia locale, una lezione di equilibrio tra uomo e ambiente, una voce che — se ascoltata — ci insegna a ritrovare il senso di appartenenza e il valore della semplicità.E allora, davvero, diamo voce a loro.

A queste pietre che parlano, e al territorio che, nonostante tutto, continua a custodire storie, valori e identità che meritano di essere raccontati.



Testo di Alessandro Bagnato per BlogalmenteScopri gli altri articoli della sezione "Territorio"


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